Leibniz

La dottrina centrale di Leibniz sostiene che il nostro mondo è il migliore tra tutti i mondi possibili. Secondo lui, prima della creazione, esistevano tutti i mondi logicamente plausibili nell'intelletto divino, ma Dio ha scelto di far venire all'esistenza il migliore, caratterizzato dalla massima varietà e ordine, con terreno, luogo e tempo ottimamente predisposti e creature dotate della massima potenza, conoscenza, felicità e bontà concepibili.

Leibniz afferma che Dio non poteva creare un mondo assolutamente perfetto


poiché sarebbe stato identico a lui stesso, ma ha scelto il migliore secondo la ragione. La libertà divina, quindi, non è arbitrio ma razionalità, anche se spesso i suoi disegni superano la nostra comprensione data la limitatezza del nostro intelletto. La dottrina del "migliore dei mondi possibili" sottolinea l'importanza delle cause finali nella comprensione dei fenomeni fisici, contrariamente a Galileo, Cartesio, Spinoza e Hobbes, che avevano negato la causa finale. Leibniz sostiene che Dio agisce sempre con uno scopo, il bene, e tutto ciò che esiste nel mondo ha una causa finale: è voluto da Dio per un bene specifico.

L'intero impianto teorico di Leibniz si fonda sulla sua prospettiva metafisica, che, in contrasto con Cartesio, ritiene che il mondo fisico non possa essere spiegato solo in termini di estensione e movimento. Leibniz critica la legge cartesiana della conservazione della quantità di movimento nell'universo, sostenendo che ciò che si conserva è piuttosto la quantità totale di "forza viva" o energia cinetica, un principio metafisico che sottostà sia all'estensione che al movimento. Questo approccio concilia il meccanicismo con una prospettiva metafisica, riconoscendo che, sebbene tutto nella natura avvenga meccanicamente, esiste anche una dimensione incorporea e spirituale in cui estensione e movimento sono solo manifestazioni sensibili.

La scoperta della "forza viva" come causa dei fenomeni spinge Leibniz a reinterpretare il concetto di sostanza come un centro originario di attività, una realtà intrinsecamente dinamica. Contrariamente a Spinoza, Leibniz sostiene che le sostanze non sono uniche ma molteplici: nel mondo esistono infiniti individui sostanziali, ognuno unico. Questa convinzione si basa sul principio dell'"identità degli indiscernibili", secondo il quale due cose apparentemente indistinguibili devono avere differenze minime affinché Dio le crei come entità separate.


Per descrivere queste sostanze individuali, Leibniz introduce il concetto di "monade", che rappresenta l'unità, la semplicità e l'unicità. Le monadi sono gli elementi ultimi e indivisibili della realtà, "atomi spirituali" dotati di energia, creatività e capacità produttiva. Essendo prive di estensione e indivisibili, le monadi non possono essere distrutte da cause naturali e sono autosufficienti, chiuse in sé stesse senza possibilità di essere influenzate da altri esseri. Le monadi, pertanto, non hanno "finestre" attraverso le quali possa entrare o uscire qualcosa.

Leibniz concepisce ogni monade come un centro di attività rappresentativa, che, pur essendo chiusa in sé stessa, riesce a percepire le altre monadi senza aprirsi. Le monadi si riflettono idealmente l'una nell'altra, rappresentandosi reciprocamente: ciascuna monade, pur mantenendo la propria unità immutabile, contiene la molteplicità delle altre come oggetto rappresentativo, analogamente alla mente umana che, pur rimanendo unitaria, contiene una vasta gamma di contenuti.

Ogni monade è quindi un attivo centro di rappresentazione del mondo, una sorta di specchio vivente dell'universo che, pur fornendo una visione parziale, contiene in sé la rappresentazione dell'intero; è un "microcosmo" e, nella sua comprensione totale, "una piccola divinità". Per illustrare questo concetto, Leibniz usa l'esempio di osservare una città da un'altura: ciascuna monade ha una visione della realtà completa, sebbene non chiara e distinta, e la percezione varia a seconda del punto di vista. Il mondo non è quindi una realtà unica e sostanziale, ma emerge dalle innumerevoli e inesauribili prospettive di ogni singola monade.

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