Giordano Bruno

Giordano Bruno (1548-1600) è stato un filosofo e teologo italiano noto per le sue idee audaci che sfidavano il pensiero accettato del suo tempo. Nato a Nola, Bruno studiò in vari monasteri domenicani, ma ben presto le sue opinioni eterodosse lo portarono in conflitto con l'Inquisizione. Fuggì dall'Italia per evitare la persecuzione e viaggiò in Europa, insegnando e scrivendo opere filosofiche radicali. Le sue teorie sulla pluralità dei mondi e sull'infinito universo lo portarono ad essere condannato per eresia a Roma. Bruno fu arso sul rogo nel 1600.


Giordano Bruno al rogo (dal film del 1973)


Giordano Bruno, una figura chiave nella transizione dal Rinascimento alla piena modernità nel Seicento, è noto per essere stato un sostenitore della natura e delle innovazioni astronomiche avviate da Copernico. Uno dei contributi più significativi di Bruno è stata la sua visione dell'infinito, in contrasto con la tradizione aristotelica. Egli, ispirato dal neoplatonismo, ha sostenuto che l'universo è infinito e composto da innumerevoli mondi. Questa concezione si basa sull'idea di un principio primo infinito, la "mente sopra tutto" (mens super omnia) che egli identifica con Dio. Da questa mente infinita non può che derivare un universo infinito.

Tuttavia, Bruno considera Dio anche come la "mente presente in tutte le cose" (mens insita omnibus), un principio razionale presente nell'intero mondo. Questa visione panteista suggerisce che Dio e la natura sono una cosa sola, e ogni cosa, inclusi gli esseri umani, sono una manifestazione di questa unica sostanza. Secondo Bruno,  la comprensione di Dio come mens super omnia rimane prerogativa della fede. Tuttavia, l'umanità ha il potenziale per comprendere mens insita omnibus poiché la ragione può conoscere l'ordine immanente del cosmo, impadronendosi delle sue leggi e conquistandone i segreti.

Mentre Aristotele riteneva che lo spazio fosse limitato e il concetto di infinito era per lui inconcepibile, Bruno immagina uno spazio infinito e popolato da infiniti mondi. In questo universo "aperto", tutto è centro e periferia allo stesso tempo, e ogni stella potrebbe essere il sole di altri mondi. La sua visione richiama le tesi di Cusano, sostenendo che nell'infinità di Dio gli opposti si identificano. Bruno rifiuta l'idea di un cosmo circoscritto entro una circonferenza, affermando che oltre a essa ci sarebbe il nulla, inconcepibile, o altri luoghi che sarebbero "esterni" alla realtà. L'essere è quindi infinito e completamente pervaso da sé stesso.

Un'importante conseguenza di questa visione è che la Terra e l'umanità perdono il loro ruolo privilegiato al centro del creato, sfidando la visione tradizionale. Bruno sostiene che altri mondi e civiltà abitate sono legittime ipotesi, e non esiste una gerarchia di valore tra "alto" e "basso". Queste idee mettono a repentaglio l'intera visione accettata dalla Chiesa e contribuiscono al distacco di Bruno dalla religione istituzionale. Tuttavia, Bruno non vede l'infinità dell'universo come umiliante per l'umanità. Al contrario, considera la caduta dei confini cosmici come una valorizzazione di tutti gli esseri, parte della stessa sostanza divina e infinita. L'ipotesi dell'infinità del cosmo esalta la ragione umana, capace di elevarsi e riconoscere l'illimitata potenza divina. Bruno sfida il pensiero tradizionale con la sua visione audace e rivoluzionaria dell'universo.

Bruno celebra l'umanità come parte integrante della divina natura infinita. L'uomo, partecipe del processo creativo di Dio, è esaltato per la sua capacità di contemplare e trasformare il mondo. Bruno elogia la moderna civiltà europea, basata sulla scienza, la tecnica, la libertà e l'impresa, in contrasto con la visione medievale contemplativa e trascendente. L'umanità si distingue dagli altri esseri grazie all'intelletto e alle mani, che permettono di manipolare la materia per il progresso scientifico e tecnologico. Bruno apporta una novità rispetto all'Umanesimo precedente, attribuendo dignità non solo all'intelligenza ma anche al lavoro manuale, che ha elevato l'umanità dalla bestialità verso la divinità.

Nell'opera "Degli eroici furori" del 1585, Giordano Bruno esalta l'uomo come parte e manifestazione della sostanza naturale e divina. L'umanità si innalza all'amore totale della natura, identificandosi con essa in un abbraccio profondo. Bruno paragona l'uomo innamorato al giovane cacciatore mitico Atteone, trasformato in cervo dopo aver spiato la dea Diana. Similmente, chi abbraccia l'"eroico furore" della conoscenza, evitando desideri bassi, diviene un tutt'uno con la natura. Bruno celebra la natura come apice della conoscenza e dell'amore umano, esprimendo un profondo legame tra l'essere umano e il processo cosmico, in armonia con l'approccio scientifico dei pionieri come Copernico, Keplero e Galileo.

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